Giulio Terzi: “Le elezioni in Iran non fermeranno le ambizioni terroristiche del regime”

Giulio Terzi: “Le elezioni in Iran non fermeranno le ambizioni terroristiche del regime”

Articolo di Ncr-Iran.rg del 18 maggio 2017

Amb.Giulio Terzi, ex-Ministro degli Esteri italiano, sta sollecitando i politici occidentali a prestare attenzione ai segnali di una crescente indifferenza popolare nei confronti delle elezioni-farsa in Iran e agli appelli al boicottaggio contro questa parodia di democrazia del regime.

In un articolo su Newsweek di lunedì, Terzi ha precisato che grossi cambiamenti sembrano essere in corso nella politica occidentale verso la Repubblica Islamica dell’Iran.

Ed ha aggiunto:

Per quelli che si erano preoccupati per la natura conciliante dell’approccio del Presidente Barack Obama, si sono visti immediati segnali di speranza quando si è avvicendata la nuova amministrazione.

Solo una settimana dopo l’insediamento della nuova amministrazione, l’Iran ha intrapreso una nuova serie di lanci per testare la capacità nucleare dei missili balistici, violando così una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede al paese di evitare gesti provocatori del genere all’indomani dell’accordo sul nucleare del 2015.

Mentre la precedente amministrazione aveva essenzialmente nascosto queste mosse illecite sotto il tappeto, la Casa Bianca di Trump ha risposto mettendo Teheran “sull’avviso”.

Il relativo comunicato mirava anche a molte altre questioni riguardanti il ruolo della teocrazia islamica nel vasto Medio Oriente, compreso il suo utilizzo di complici terroristi come mezzo di intervento imperialista.

Quelle preoccupazioni sono state ulteriormente affrontate il mese scorso, quando l’ambasciatore americano all’ONU, Nikki Haley, ha parlato durante un dibattito aperto sul Medio Oriente, chiedendo al Consiglio di Sicurezza di concentrarsi in maniera significativa sulla nefasta condotta dell’Iran nella regione e sulla sua sponsorizzazione del terrorismo.

Altri esponenti dell’amministrazione Trump hanno contribuito al coro di critiche e a rimostranze simili. Contrariamente alla precedente amministrazione, che spesso è sembrata timorosa di offendere la sensibilità di Teheran, la politica estera dei nuovi leaders americani non si è fatta nessuno scrupolo di precisare, ripetutamente e inequivocabilmente, che l’Iran è il primo stato al mondo sponsor del terrorismo ed una fonte di instabilità nella regione.

Le questioni del terrorismo e dell’imperialismo nella regione hanno giustamente contribuito a far concludere al Presidente Trump, che Teheran sta violando lo spirito dell’accordo sul nucleare.

Nel frattempo, il principale gruppo dissidente iraniano, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (MEK) recentemente ha riferito che i suoi agenti nel paese hanno scoperto il proseguimento delle ricerche nucleare presso alcuni istituti che erano stati già incaricati di condurre ricerche sugli armamenti. L’amministrazione americana ha commentato che sta esaminando attentamente queste nuove informazioni.

Queste rivelazioni dovrebbero essere fonte di grande preoccupazione per chiunque sia preoccupato per l’instabilità del Medio Oriente o per la sicurezza degli interessi e dei patrimoni occidentali. Ma dovrebbe essere fonte di preoccupazione anche per quegli imprenditori e politici occidentali che sono stati eccessivamente ansiosi di aprire il mercato iraniano all’indomani dell’accordo sul nucleare.

E’ nell’interesse concreto di praticamente ogni organizzazione occidentale continuare ad evitare relazioni commerciali con l’Iran. Ma ancor più di questo, è nel loro interesse morale, perché la profonda integrazione del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane nelle istituzioni politiche ed economiche dell’Iran sta a significare che chiunque intraprendesse transazioni con le industrie esistenti nel paese, potrebbe inconsapevolmente finanziare l’IRGC e i suoi numerosi complici terroristi.

Così facendo aggraverebbe la terribile situazione del popolo iraniano, la grande maggioranza del quale è formato da giovani istruiti, con una tendenza verso atteggiamenti laici, a dispetto dell’identità repressiva e teocratica del regime al potere. L’incompatibilità tra il regime e il suo popolo, senza alcun dubbio si vedrà il 19 Maggio quando l’Iran terrà le elezioni per la presidenza e per molte altre cariche locali.

Ci sono segnali di una crescente apatia del pubblico e di appelli al boicottaggio delle elezioni, riconoscendo il fatto che il sistema teocratico esclude qualunque candidato che dimostri una minima difformità e impedisce che qualunque elezione abbia un vero impatto sulla politica interna ed estera.

E alla luce degli ultimi quattro anni di esperienza con il presidente Hassan Rouhani, dovrebbe essere chiaro ai politici occidentali che non possono cadere nuovamente vittime del fuorviante ottimismo che ha portato così tanti di loro ad accogliere con favore la sua elezione nel 2013.

L’alternativa a Rouhani è un importante religioso integralista di nome Ibrahim Raisi, uno dei maggiori responsabili del massacro dei prigionieri politici del 1988 che mandò al patibolo circa 30.000 prigionieri, soprattutto attivisti dei Mojahedin del Popolo. Da allora Raisi ha costruito solamente su quella brutale eredità.

Ma se vincerà le prossime elezioni, potrà a malapena fare peggio dell’attuale presidente, che ha autorizzato approssimativamente 3000 esecuzioni ed enormi repressioni sugli attivisti e sulle attività giornalistiche, che ha espresso il suo incessante appoggio al regime di Assad in Siria, promuovendo al contempo le attività dei gruppi di miliziani filo-iraniani che combattono laggiù e in tutto il mondo.

Alla luce di tutto questo, è chiaro come l’amministrazione Trump comprenda la necessità di combattere il regime iraniano in tutto il suo complesso, a prescindere da chi occuperà l’ufficio di presidenza. L’Europa e il resto della comunità internazionale deve fare lo stesso, imponendo altre sanzioni legate ai diritti umani e al terrorismo e deve farlo a prescindere se Rouhani resterà al suo posto o no.

Inoltre, i politici e i giornalisti occidentali farebbero bene a prestare attenzione ai segnali di una crescente indifferenza popolare e agli appelli per il boicottaggio di questa parodia di democrazia del regime.

Le cose stanno lievitando nelle strade in Iran ed in particolare tra i giovani. Questo è quello sui cui si dovrebbero concentrare gli Stati Uniti e l’Europa, a differenza di ciò a cui abbiamo tragicamente assistito durante le rivolte popolari del 2009.

Giulio Terzi, ex-Ministro degli Esteri italiano, è membro del Comitato Consultivo di United Against Nuclear Iran.

©2024 Giulio Terzi

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