Il «patto Trumpatlantico». Sovranismo, Nato e alleanze ai tempi di Donald Trump

Il «patto Trumpatlantico». Sovranismo, Nato e alleanze ai tempi di Donald Trump

Come cambiano i rapporti tra Usa e Ue con l’avvento di Donald Trump? Il convegno organizzato il 25 maggio scorso dal Centro Studi Machiavelli a Roma, alla presenza, tra gli altri del collaboratore di Trump Ted Malloch, ha provato a fornire una risposta

Articolo di Giulia Pozzi per diariodelweb.it del 6 giugno 2017

Sin da quando, durante la campagna elettorale, Donald Trump definì la Nato «obsoleta», si è compreso che molto nelle relazioni transatlantiche sarebbe cambiato. Per non parlare del motto «America First», che preannunciava un nuovo approccio isolazionista, anti-globale e protezionistico sul piano commerciale. E una inedita divergenza di interessi e visioni è emersa anche dall’ultimo G7, all’indomani del quale Angela Merkel ha avvertito l’Europa che deve iniziare a difendersi autonomamente. Qual è, dunque, il futuro delle relazioni transatlantiche, e quali ripercussioni ha la «dottrina Trump» sull’Ue? Se n’è parlato al convegno, organizzato dal Centro di studi politici e strategici Machiavelli, intitolato «Il patto Trumpatlantico. Come la nuova amministrazione vede l’Europa», tenutosi a Roma giovedì 25 maggio.

Centro Studi Machiavelli, un autorevole think tank sovranista a Roma

Un argomento certamente complesso e quantomai attuale, sviscerato grazie al contributo di ospiti illustri: l’ex ministro degli Esteri e ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, l’ex titolare della Farnesina e della Difesa Antonio Martino, il professore, diplomatico e papabile ambasciatore di Trump in Ue Ted Malloch. A coordinare e moderare l’evento, Dario Citati – direttore del programma Eurasia dell’IsaG -, Daniele Scalea – vicepresidente dell’IsaG e associato presso il Centro Studi Machiavelli e l’on. Guglielmo Picchi (Lega Nord). Il tema del convegno s’inserisce pienamente nell’ambito delle iniziative organizzate dal Centro Studi Machiavelli, che ha l’ambizione di portare una voce autorevole nel campo – decisamente poco rappresentato perlomeno in ambito accademico – cosiddetto «sovranista» e anti-globalista. Una «corrente di pensiero», se così si può definire, che Donald Trump ha avuto il merito di sdoganare e legittimare agli occhi del mondo. Il nuovo Presidente americano, però – come ha rilevato Scalea nella sua introduzione -, è riuscito anche nell’impresa di smantellare quel «politically correct» che dominava incontrastato nei palazzi del potere prima del suo scoppiettante arrivo alla Casa Bianca. «Se noi come Machiavelli abbiamo potuto affrontare determinati temi da una determinata prospettiva», ha spiegato Scalea, «è stato anche perché il presidente Trump li ha rilegittimati sul piano del discorso pubblico»

La crisi dell’Ue

I relatori non hanno potuto esimersi dall’affrontare l’annosa questione di quella che lo stesso Jean-Claude Juncker definì, in un recente discorso sullo stato dell’Unione, la «crisi d’identità» che attanaglia l’Ue. La questione dell’identità è peraltro centrale, ed emerge prepotentemente in un’epoca in cui la globalizzazione e le migrazioni sembravano destinate a cancellarne la legittimità. «Noi non possiamo dirci padroni in casa nostra, se non siamo in grado di decidere chi ci entra e chi no», ha affermato Scalea. E lo stesso ex ministro Martino ha osservato come l’Ue non possa evitare di scontrarsi con una grande sfida, quella demografica. «Nel mondo di oggi c’è un miliardo di giovani maschi di età compresa tra i 15 e i 29 anni, quella che i demografi chiamano ‘fighting age’», ha spiegato. «Di questo miliardo di potenziali combattenti, 65 milioni sono europei, 300 milioni sono musulmani». Secondo Martino, con le tecnologie militari del passato, questo squilibrio demografico avrebbe avuto un solo esito: la conquista. Oggi non è così, grazie alle attuali tecnologie di difesa. Eppure, «dovremo fare i conti con i due fratelli minori della conquista: il terrorismo e l’immigrazione clandestina». Sfide davanti alle quali l’Ue si mostra troppo spesso inadeguata, anche vista la politica suicida della Nato – promossa da Barack Obama – di esclusione e isolamento della Federazione russa, partner prezioso nella lotta all’estremismo islamico.

Euroscetticismo

Se i relatori concordano nel ritenere condivisibili i valori originari che portarono alla formazione dell’Unione europea, sembrano tutti riconoscere come tali principi siano stati spesso, nei fatti, disattesi. Non a caso, Martino si definisce «euroscettico», un euroscetticismo che ha maturato nel corso della sua lunga esperienza politica e che, di fronte ai grandi fallimenti dell’Ue, rivendica con orgoglio. Tra i fallimenti più gravi, l’incapacità dell’Unione di evitare gli abusi di sovranità, in primis monetaria: «In nome di quell’europeismo e di quegli ideali», ha spiegato Martino, «sono state perpetrate delle mostruosità, che ancora non sono riuscite a screditare del tutto l’ideale europeo».

Malloch: tra Italia e Usa relazioni salde

Chi è sempre stato piuttosto critico rispetto alla conformazione attuale dell’Ue è Ted Malloch, professore e diplomatico e stretto collaboratore di Donald Trump, colui che, nel gennaio scorso, profetizzò la fine dell’euro entro 18 mesi. Le valutazioni di Malloch hanno fatto infuriare i vertici dell’Ue, che hanno subito voluto puntualizzare agli Usa che la sua papabile nomina a ambasciatore a stelle e strisce per l’Ue non sarebbe stata gradita. «Siamo disponibili ad ascoltare tutti i consigli e tutte le critiche, ma non siamo sottomessi a nessuno, non prendiamo ordini da nessuno, non siamo disposti ad accettare insulti da persone che probabilmente non conoscono l’Unione europea e che il parlamento europeo ha dichiarato non gradite», aveva fatto sapere il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Malloch, tuttavia, durante il convegno ha ribadito che gli Stati Uniti vogliono come interlocutore un’«Europa forte», smentendo quindi in apparenza le analisi che vogliono l’amministrazione Trump, per così dire, piuttosto euroscettica. Posizione condivisa dall’ex-ambasciatore italiano negli Stati Uniti Giulio Terzi, che ha dedicato la maggior parte del suo intervento alla visita di Trump in Italia. «Da ogni punto di vista, sia organizzativo che quello dei contenuti nei colloqui bilaterali, dall’esito dell’incontro di Roma, a me è sembrato che sia stata la prova di un grandissimo successo per il governo e per il nostro Paese”, ha detto Terzi. Il diplomatico statunitense ha invece sottolineato, durante il suo intervento, il profondo legale e la partnership privilegiata tra Italia e Stati Uniti, che cooperano in molti campi – dalla pirateria alla lotta al traffico di esseri umani -, ma che sono legati anche dalla storia. Perché l’Italia, ha ricordato Malloch, ha contribuito profondamente alla cultura degli Usa, e oggi offre agli Stati Uniti una nutrita e talentuosa comunità che ama definirsi italo-americana. 

©2024 Giulio Terzi

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