Disinformazione. La necessità di un approccio transatlantico

Disinformazione. La necessità di un approccio transatlantico

Articolo di Giulio Terzi di Sant’Agata per Globalnews.it del 16 aprile 2025

La sub-Commissione per il crimine e l’antiterrorismo del Senato statunitense ha audito Sarah Wynn-Williams, per anni direttrice delle politiche globali di Facebook che – riportando quanto denunciato nel suo libro Careless People – ha rivelato il piano che Mark Zuckerberg avrebbe voluto metter in atto per riconquistare l’accesso al vasto mercato digitale cinese.

Riconquistare sì, perché fino al 2009 Facebook era presente in Cina. Poi, dopo esser stato bandito, Pechino ha creato, nel nome del credo comunista, piattaforme parallele a quelle occidentali dove la libertà è un optional e ogni contenuto è allineato alla narrativa ufficiale del Partito.

Secondo Wynn-Williams, nel 2014 Facebook avrebbe lanciato Project Aldrin, un gruppo di lavoro dedicato allo sviluppo di una versione del social network compatibile con le leggi di Pechino, persino integrato con un sistema di controllo dei contenuti pubblicati dagli utenti cinesi. Come? Esempio: nei periodi di potenziale dissenso politico, come la ricorrenza dell’anniversario di Piazza Tienanmen, post ritenuti rischiosi dal Partito comunista cinese sarebbero stati censurati preventivamente e in seguito rimossi. Una piena collaborazione, quindi, tra Governo e operatori longa manus di Facebook.

Non solo, la piattaforma americana sarebbe stata disposta anche a utilizzare strumenti di riconoscimento facciale nonché ad autorizzare le autorità cinesi ad esaminare contenuti pubblici e privati dei cittadini iscritti alla piattaforma (compresi i messaggi ricevuti da utenti esterni alla Cina).

Le rivelazioni di Wynn-Williams appaiono sconcertanti. Secondo il Presidente della sub-Commissione, il Senatore repubblicano Josh Hawley, denotano un quadro inquietante soprattutto dal punto di vista della sicurezza nazionale. È questa la Cina che alcuni, magari dinnanzi all’incertezza dei dazi americani, considerano come alleata alternativa?

In una prospettiva europea, si tratta di una storia – un colosso digitale che collabora con uno stato autocratico – che se fosse realmente accaduta sarebbe un caso eclatante di disinformazione.

La censura altro non è che strumento di disinformazione, mezzo con cui oscurare la realtà a piacimento. Da tempo l’UE ha messo in atto misure per garantire trasparenza, protezione dei dati, e al tempo stesso libertà di espressione, nel digitale – dall’AI Act ai Digital Services Act e Digital Market Act.

Oggi il dialogo su tali questioni rappresenta un terreno comune per le relazioni transatlantiche. Consolidare ulteriormente la cooperazione con gli Stati Uniti in materia, nel solco del Memorandum Italia–USA siglato nella cornice del G7 Esteri, proprio diretto a contrastare fake news e ingerenze straniere, è un’opportunità unica. Tali fenomeni minano la tenuta delle nostre società libere, così come i nostri valori di libertà e democrazia. Una rafforzata unione tra le due sponde dell’Atlantico per prevenirli e combatterli è quanto mai prioritaria.

©2025 Giulio Terzi

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