ATTENTATI NELLE NOSTRE STRADE, TENTATI COLPI DI STATO AI CONFINI DELL’UE, BREXIT… L’EUROPA E’ IN CRISI: QUALE POLITICA ESTERA, E QUALE DIFESA…?


ATTENTATI NELLE NOSTRE STRADE, TENTATI COLPI DI STATO AI CONFINI DELL’UE, BREXIT… L’EUROPA E’ IN CRISI: QUALE POLITICA ESTERA, E QUALE DIFESA…? Il Trattato di Lisbona all’epoca ha istituito l’Alto Rappresentante per la Politica Estera UE (PESC) e la rete di Ambasciate UE nel mondo, ma non ha creato le condizioni per superare il carattere *intergovernativo* di questa funzione e ancor meno della PESD (l’Alto Rappresentante per la Sicurezza e la Difesa UE). Il funzionamento di entrambe queste strutture – a causa dell’obbligo di raggiungere l’unanimità in tutte le decisioni – genera il costante “allineamento al vagone più lento” del convoglio Europeo. Ad esempio, il negoziato UE con la Turchia sui migranti è condizionato dal benestare greco e dagli equilibri inter-ciprioti; quello sull’Ucraina preoccupa i paesi dell’est che hanno subito la dominazione sovietica; Siria e Iran sono dossiers sui quali gli europei sono destinati a convergere lasciando però a Stati Uniti e a Russia margini di iniziativa davvero troppo ampi, considerato che il Medio-Oriente è “dietro casa nostra”. Insomma, l’Unione si materializza quasi sempre in veste “notarile”, di presenza formale (quando non viene esplicitamente esclusa dai negoziati). Il risultato di tutto ciò è che Francia e Gran Bretagna – membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU – e Germania, prendono spazio nei negoziati che toccano invece interessi *comuni* per la sicurezza di *tutti* i membri UE: ad esempio, l’integrazione delle politiche estere nazionali, di sicurezza e Difesa non solo si è bloccata, nonostante nuovi strumenti fossero stati previsti dal Trattato di Lisbona, ma ha addirittura registrato arretramenti, e l’Isis, gli Stati falliti nel Grande Mediterraneo (Libia e non solo), e le radicalizzazioni nell’Islam europeo creano onde d’urto non più contenibili con i tempi delle “burocrazie europee”. In un’Europa dove la fiducia verso le istituzioni comunitarie è in *caduta libera* – persino gli Italiani che erano i maggiori sostenitori di Schengen sono ora i più scettici! – l’unico percorso per un’ “Alta Velocità” nel campo della sicurezza e della Difesa è forse quello di intese *rapide* tra gruppi ristretti di partner, anche al di fuori – se necessario – della cornice strettamente UE: si tratta, in altre parole, di “andare oltre il Trattato di Lisbona”, avvalendosi delle prerogative che gli Stati membri conservano in politica estera, sicurezza e Difesa, e cercando *successivamente* e in modo convinto di aggregare sempre più nazioni attorno ad alcuni temi “forti” :
1) l’intelligence e la cybersecurity, ambiti di rilevanza cruciale per la guerra al terrore, per la tutela degli interessi nazionali, all’interno e al di fuori dei confini europei, dev’essere infinitamente rafforzata, considerando gli scarsissimi fondi a tutt’oggi disponibili per questa vitale attività di prevenzione;
2) come i fatti di Parigi, Bruxelles e Nizza ampiamente dimostrano, il “rischio radicalizzazione”, prodromica al terrorismo, deve essere affrontato anche sul piano della scuola, della conoscenza della lingua, delle leggi, dei nostri valori e del rispetto dei diritti umani universali. Alle banlieus di Tor Bella Monaca, di Molenbeek, di Saint Denis devono essere destinati interventi massicci di riabilitazione del territorio, programmi che educhino alla legalità, e risorse per l’Ordine Pubblico che ne assicurino *con fermezza* e senza ambiguità il rispetto, per il semplice fatto che “il potenziale pericolo è già in casa nostra”;
3) la Cooperazione allo Sviluppo, vittima di tagli ovunque in Europa, andrebbe rilanciata, in quanto solo “prevenendo” il disagio là dove gli estremismi prendono forma, si potrà tentare di limitare le derive islamiste, portando le stesse popolazioni arabe a *prendere posizione* contro i loro correligionari. Sfida complessa? Di soluzioni “sempliciste” in politica estera non sappiamo cosa farcene…
4) la Difesa, quasi quanto l’intelligence, è una responsabilità che i principali partners europei continuano a custodire gelosamente tra le prerogative della propria sovranità nazionale, e mentre si moltiplicano all’infinito gli appelli a un’Europa che deve supportare il controllo dei nostri confini, il Libro Bianco della Difesa pubblicato in Italia lo scorso anno rivela che le nostre Forze Armate *proseguono verso un netto ridimensionamento di uomini e di mezzi*: quindi, mentre invochiamo la solidarietà degli altri a Bruxelles, ci dotiamo di uno strumento militare non più performante in casa nostra…
CONCLUDO: E’ URGENTE maturare la consapevolezza che una risposta va data, e – pur consapevoli che le armi * da sole* non possono fare la differenza (vedi punti sopra esposti, che devono essere perseguiti *nel loro insieme*) – la Difesa e la Sicurezza dei nostri cittadini dipende anzitutto da noi, dalla volontà politica che sappiamo trasferire a chi ci governa, dalle risorse che devono essere devolute a Difesa e Sicurezza, dalla volontà di riacquistare in questo modo credibilità nell’affrontare le crisi che abbiamo davanti, diventando interlocutori più autorevoli nelle cooperazioni internazionali che devono svilupparsi rapidamente sia all’interno che all’esterno dei Trattati in vigore… Se questo percorso non prenderà rapidamente forma, tra 2 o 3 anni saremo ancora “vittime dell’emergenza”… COSA NE PENSATE? DITE LA VOSTRA!


Pubblicato sulla mia pagina facebook, qui il post originale.


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