Intesa tedesca sul governo, per l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi c’è poco da ridere: “L’Italia sarà più debole, l’asse coi francesi rafforzerà l’agenda Macron”

Perché dobbiamo essere a Hormuz? L’analisi (e il monito) di Terzi

Articolo di Lanotiziagiornale.it del 13 gennaio 2018

È stato importante ambasciatore e ministro degli Esteri, oggi è una delle voci più autorevoli e lucide nella nostra diplomazia, capace di vedere dove altri non vogliono o non devono. E anche sull’accordo che apre la strada al nuovo governo tedesco, Giulio Terzi di Sant’Agata è una voce fuori dal coro rispetto a uno scenario che vorrà pur dire stabilità, ma non si sa affatto per fare cosa. “Come accade spesso in questi ultimi anni – spiega a La Notizia – battiamo le mani e facciamo i complimenti senza aver capito che va in scena. E dire che nell’accordo tedesco c’è più di un elemento su cui stare decisamente cauti”.

Si riferisce all’asserito rilancio dell’asse franco-tedesco? Storicamente non certo il massimo delle garanzie per gli interessi italiani…
“C’è anche questo, certo. Ma non solo”.

Il punto nevralgico?
“La vera preoccupazione in questo momento è la stabilità democratica o per lo meno l’urgenza di alzare un argine davanti a quelli che sono avvertiti come tentativi di destabilizzazione da parte della Russia. Su questo fronte le intelligence di Berlino e Parigi lavorano già da tempo insieme, e oggi sono tra le più attrezzate del mondo. Tanto da non voler gente tra i piedi. Chi non ricorda l’offerta di cooperazione rafforzata sui servizi anti terrorismo fatta da Renzi a Hollande subito dopo i fatti di Charlie Hebdo, e la risposta fredda del presidente francese? Ma questo è solo uno dei dettagli rivelatori”.

In effetti in Europa non abbiamo avuto lo stesso Russiagate visto negli Usa, a parte le fake news dell’ex vicepresidente Biden su Putin che tifava per la Lega contro il referendum costituzionale…
“Esatto. Poi però ci sono le questioni vere. Per capirci, i punti plasticamente esposti nell’Agenda Macron: un ministro delle Finanze europeo, un bilancio unico per tutti i Paesi, un sistema di controllo centralizzato della stabilità finanziaria. Tutte cose potenzialmente pure bellissime, ma che costano un’immensità e soprattutto sulle quali l’Italia non ha mai negoziato”.https://52ceef092ab33c295affb2badae4d848.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

I mercati ieri hanno festeggiato…
“Ecco, appunto. Si stanno apparecchiano un altro banchetto”

Dice che noi faremo da primo, secondo e contorno?
“Dico solo che non abbiamo negoziato niente”.

Gentiloni è entusiasta. Resta la Merkel ma sembra felice come se a restare fosse lui stesso.
“Ma noi con l’Europa non abbiamo ancora chiarito niente. Non l’abbiamo fatto sulle banche e sul monte ancora presente del credito deteriorato, non abbiamo chiarito i ruoli e gli interessi nell’energia, nella politica internazionale. L’Italia oggi sta minimamente sostenendo l’interesse nazionale in Europa? Purtroppo no. Se per Gentiloni c’è da festeggiare, ben per lui”.

Poi però dice che siamo più virtuosi dei tedeschi. Solo due giorni fa ha ricordato che nelle crisi bancarie l’Italia ha tutelato i risparmiatori a un costo minore rispetto a Berlino.
“L’Italia non ha tutelato, ma ha pagato in parte per i risparmiatori, che è una cosa ben diversa. E in ogni caso se si sommano gli interventi sulle banche, il conto non è così rosa come ce lo racconta il premier”.

©2024 Giulio Terzi

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