Nuovo Post (May 08, 2018 at 04:30PM)


100 ANNI DALLA FINE DELLA I GUERRA MONDIALE: QUALI LE RAGIONI DELLA VITTORIA? VI INVITO A UN EVENTO… La prima guerra mondiale è stato purtroppo uno dei conflitti più sanguinosi dell’umanità: si stima che durante il conflitto persero la vita poco meno di 9.722.000 di soldati con oltre 21 milioni di feriti, molti menomati a vita, oltre a 5.893.000 civili che perirono per cause collaterali, in particolare carestie e carenze di generi alimentari, malattie ed epidemie e persecuzioni razziali scatenatesi durante il conflitto; l’Italia ne uscì vincitrice, ma pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane. Il 18 gennaio 1919 si aprì la conferenza di pace di Parigi, per la stipula dei definitivi trattati di pace, e il 28 giugno 1919 venne firmato il trattato di Versailles. Nel 1915, con il Patto di Londra, le potenze dell’Intesa avessero promesso all’Italia in caso di vittoria il Trentino, il Tirolo fino al passo del Brennero (attuale Alto Adige), l’intera Venezia Giulia fino alle Alpi Giulie, la Dalmazia settentrionale nei suoi confini amministrativi fino al porto di Sebenico incluso, con tutte le isole prospicienti, il porto di Valona in Albania, l’isolotto di Saseno di fronte alle coste albanesi, e diritto di chiedere aggiustamenti dei confini coloniali con i possedimenti francesi e britannici in Africa. Inoltre si prevedeva, in caso di smembramento dell’Impero ottomano, di assegnare all’Italia il bacino carbonifero di Adalia in Anatolia meridionale, il protettorato sull’Albania e la neutralizzazione di tutti i porti dalmati che fossero stati assegnati ai croati, ai serbi o ai montenegrini, con la clamorosa eccezione della città di Fiume, aspetto che generò vivaci polemiche in Italia. Tuttavia, accordi segreti stretti da inglesi e francesi con le nazionalità slave, prevedevano per queste ultime l’intera Dalmazia, che serbi e croati si affrettarono ad occupare alla fine del conflitto, giungendo anche a sanguinosi scontri con le forze del Regio Esercito e della Regia Marina che ne avevano già preso il controllo al fine di assicurare il diritto italiano su quelle terre. In questo complesso quadro politico internazionale, a Versailles i rappresentanti italiani Vittorio Emanuele Orlando e Sidney Sonnino non furono in grado di esigere il pieno rispetto del Trattato di Londra, stipulato pre-conflitto, e di concretizzare le rivendicazioni italiane, a fronte della riluttanza – se non dell’ostilità – degli alleati dell’Intesa, preoccupati, ciascuno, dell’opinione pubblica dei propri paesi. Sul fronte diplomatico, non valsero le proteste, e neanche l’argomento che un’Italia esposta alla “morte per fame”, a causa della gravissima crisi economica e sociale che aveva colpito il Paese alla fine delle ostilità, avrebbe facilmente aperto la strada del successo a una rivoluzione bolscevica analoga a quella che aveva preso controllo della Russia nel 1917. Fatto sta che visti vani i loro sforzi, i rappresentanti italiani a Versailles abbandonarono platealmente la conferenza, il 19 aprile 1919; ma l’unico esito di tale iniziativa fu quello di rendere ancor meno incomodo ad inglesi, francesi e agli altri alleati, di attribuirsi i “mandati” sulle ex colonie tedesche e sui territori non turchi dell’Impero Ottomano. Iniziò quindi ad agitarsi in Italia un forte senso di disagio, alimentato dalla stampa e dagli intellettuali, particolarmente d’Annunzio e i Futuristi: in molti ambienti si diffuse la convinzione che gli oltre seicentomila morti della guerra erano stati “traditi”, e tre anni di sofferenze erano servite solo a distruggere l’Impero asburgico ai confini d’Italia per costruirne uno nuovo e ancora più ostile ad essa. Divenne quindi “di moda” in quei mesi la locuzione “vittoria mutilata”: trattasi di una frase d’autore, coniata da Gabriele D’Annunzio, che fu adottata e utilizzata da una parte dell’opinione pubblica italiana, in particolare – ma non solamente – negli ambienti nazionalisti, interventisti, e reducistici, per riferirsi alla situazione deficitaria dei compensi territoriali ottenuti dall’Italia. In questo contesto, si inserisce l’impresa di Fiume: un’operazione connotata dalla voglia di riscatto di un’Italia che si sentiva tradita, operazione soffocata da un Governo che cedette alle pressioni internazionali e alla ricerca di un equilibrio geopolitico del quale pagarono amaramente il prezzo le popolazioni delle terre italiane irredente. DI QUESTI TEMI PARLEREMO IN UN CONVEGNO A ROMA, mercoledì prossimo 16/05 alle h 15, all’Università LUMSA di Roma (Via delle Fosse di Castello n°7), con autorevolissimi relatori: guarderemo, con uno sguardo inedito e d’insieme, anche ai motivi che giustificarono e resero possibile quello slancio motivazionale forte del popolo italiano che si rivelo decisivo per vincere la I Guerra Mondiale, e alle ragioni alla base di quelle idealità culturali e politiche che hanno guidato la marcia delle nostre truppe oltre il Piave sino a Vittorio Veneto…CHI DI VOI PARTECIPERA’? <3


Pubblicato sulla mia pagina facebook, qui il post originale.


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