Nuovo Post (May 03, 2018 at 12:08AM)


CINA: DALL’AUTOCRAZIA…ALLA DITTATURA? Le parole non sono mie, ma dell’autorevole settimanale “The Economist”, che poche settimane fa scriveva appunto: “La #Cina è passata dall’autocrazia alla dittatura”. Un giudizio certamente *drastico*. Ma secondo il giornale britannico, questo è avvenuto quando Xi Jinping, di fatto l’uomo più potente del mondo, ha fatto sapere che avrebbe cambiato la costituzione della Cina così da poter governare come Presidente per quanto tempo volesse. Ebbene, dopo Mao, nessun leader cinese ha mai avuto così tanto potere. Dopo il collasso dell’URSS, l’Occidente ha accolto il nuovo grande continente comunista: i leader occidentali credevano che inserire la Cina in istituzioni internazionali quali il WTO avrebbe mantenuto le sue grandi potenzialità all’interno di un sistema di regole certe, pazientemente costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale, e speravano che l’integrazione economica avrebbe incoraggiato la Cina a evolvere verso l’economia di mercato, facendo ottenere così al popolo cinese maggiori libertà democratiche e diritti. Per diversi decenni, è sembrato in effetti che ciò potesse realmente accadere: la Cina è diventata più ricca, e sotto la guida di Hu #Jintao la scommessa dell’Occidente sembrava ripagata. E quando Xi #Jinping prese il potere, soli cinque anni fa, si credeva ancora che la Cina si sarebbe mossa verso lo Stato di Diritto e l’adozione di una Costituzione che vi si ispirasse. *Oggi, quest’illusione pare essere scomparsa*. Xi Jinping ha indirizzato la politica e l’economia verso un crescente autoritarismo, controllo e repressione delle libertà individuali; il Presidente ha usato il suo potere per riassestare il dominio del partito comunista, ha letteralmente annientato i rivali, ha modificato l’assetto delle Forze Armate e riportato l’intero sistema di sicurezza, intelligence e Difesa sotto il suo diretto controllo; la nuova leadership si è mostrata molto dura nel reprimere ogni forma di dissidenza, creando una sorveglianza di stato per monitorare lo scontento e le ribellioni. Inoltre, alla Cina non interessa affatto come vengono governati gli altri paesi, a patto che non interferiscano con il sistema di potere a Pechino; l’autunno scorso il Presidente Xi Jinping ha offerto al mondo una precisa teorizzazione: ha proposto che i Paesi partner della Cina comprendano la saggezza cinese e *l’approccio cinese alla soluzione dei problemi*. Peraltro, Xi Jinping ha precisato che non intende “esportare” il suo modello: si percepisce tuttavia che l’Occidente e gli USA hanno nella Cina non solo un rivale economico, ma anche un antagonista ideologico e strategico. E’ vero: la scommessa per l’integrazione dei mercati ha avuto successo, in quanto la Cina è stata integrata nell’economia globale: è il primo esportatore al mondo, con più del 13% del totale, e ha creato una prosperità straordinaria per se stessa e per chi fa affari con lei. Il piano “Made in China 2025” punta a far diventare la Cina leader in dieci settori industriali, tra i quali l’aviazione, la tecnologia e l’energia, che coprono quasi il 40% del tessuto manifatturiero cinese. Tuttavia, la Cina non ha un’economia di mercato, e ne resta assai distante: controlla il commercio come arma del potere statale, in quanto molte industrie continuano a dipendere dallo Stato. La Cina condivide il sistema di regole esistente nella società internazionale, ma sembra anche progettare un sistema parallelo “revisionista”, autonomo e alternativo. L’iniziativa “Belt and Road”, che prometteva di investire l’impressionante cifra di 1 trilione di dollari in mercati esteri e si ispira al piano #Marshall, è anche uno schema per creare una rete di influenza cinese nel mondo che in qualche modo ne esporta il modello. La Cina usa il business per affrontare i suoi rivali politici: cerca di punire le imprese direttamente, come la tedesca #MercedesBenz, che fu recentemente obbligata a chiedere scusa dopo aver citato il #DalaiLama on-line, e li punisce anche per il comportamento dei loro governi, come quando le Filippine contestarono la rivendicazione cinese della Scarborough Shoal nel mare cinese del Sud, e la Cina immediatamente bloccò il commercio di banane con quel paese per presunti “problemi di sicurezza sanitaria”. *La verità è che l’Occidente sta clamorosamente perdendo la sua scommessa con la Cina*, proprio quando le sue democrazie liberali stanno attraversando una vera e propria *crisi di identità*, mentre Trump si preoccupa della minaccia cinese solo in termini di deficit commerciale. L’Occidente ha invece urgente bisogno di ridisegnare i confini della propria politica verso la Cina: Cina e Occidente devono imparare a convivere con le loro differenze, ma più a lungo l’Occidente sarà accomodante nei confronti degli abusi della Cina, più sarà pericoloso affrontarli in futuro… VOI COSA NE PENSATE? 🙂


Pubblicato sulla mia pagina facebook, qui il post originale.


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